The Midnight Club è la nuova serie tv Netflix in 10 episodi creata da Mike Flanagan (quello di Hill House, Midnight Mass insomma piccoli/grandi capolavori del genere horror presenti su Netflix) con Lea Frog. La serie è ispirata all’omonimo romanzo di Christopher Pike del 1994, un libro per ragazzi. E quello che poteva essere un colpo di genio si trasforma in un buco nell’acqua.
Flanagan non porta lo YA nell’horror ma drappeggia qua e là spruzzate del genere sulla base di una storia di ragazzi alle prese con l’incubo più grande che possa mai esistere: una malattia terminale. A tratti emerge la forte sensazione che The Midnight Club su Netflix sia un esperimento ibrido, una sorta di Frankenstein seriale, in cui l’aspetto horror si innesta a fatica su altro. Ma una volta superato (a fatica) questo aspetto la serie risulta godibile se presa come una versione matura di Piccoli Brividi. I racconti dei ragazzi finiscono per essere il punto di forza di The Midnight Club.
The Midnight Club la trama (per chi la cerca)
La serie tv The Midnight Club disponibile su Netflix racconta le vicende di 7 ragazzi/e che vivono a Rotterdam Home, una residenza per giovani malati terminali. Per lo più coetanei i ragazzi condividono le stesse emozioni, pur avendo diagnosi e storie diverse, cercando rifugio nell’altro per alleviare le proprie sofferenze. Ognuno reagisce in modo diverso c’è chi ha indagato sulla storia della casa scoprendo che in passato qualcuno è misteriosamente migliorato, c’è chi non vuole abbandonare la sua vita e rimane ancorato al suo passato e chi trasforma il dolore in rabbia.
Tutti si ritrovano a mezzanotte in biblioteca per portare avanti l’antica tradizione della casa del Midnight Club, una riunione in cui ci si raccontano storie horror usate per condividere con gli altri parte delle proprie vite. L’ultima arrivata sembra conoscere meglio di tutti la storia della casa e porterà alla scoperta di un’antica setta e di strani rituali. Nelle sue avventure nel bosco circostante troverà una strana comunità guidata da una misteriosa donna.
Tanto fumo e poco arrosto
Chiariamo subito un aspetto: The Midnight Club è una serie piacevole da vedere, intrattiene, commuove, incuriosisce. Insomma ha tutto per funzionare e scalare la Top Ten di Netflix. Bisogna però ammettere come le aspettative erano molto più alte e ben diverse. Mike Flanagan ci ha abituato a un gusto nel creare l’orrore e la paura attraverso le emozioni dei personaggi che qui non ritroviamo. La traccia mystery che percorre tutto il racconto si perde per lunghi tratti per poi tornare improvvisamente, quando altro era sparito. In tutto questo a prevalere sono le emozioni dei giovani protagonisti, le loro reazioni, le loro sensazioni.
Come se qualcuno avesse rubato a Mike Flanagan il progetto dalle mani per inserirvi elementi consolatori, più pacifici, attenti ai soli equilibri calcolati col bilancino del farmacista in nome dell’inclusività e del politicamente corretto. I diversi racconti permettono agli autori di giocare tra i generi dei vari thriller/horror esplicitando in modo estremo i caratteri e la vita dei diversi protagonisti. I loro racconti sono il riflesso estremizzato delle loro emozioni. Ma l’antologia innestata sul mystery Young Adult finisce per perdersi. Così come il ricco simbolismo che caratterizza la casa ma che appare più un’esercizio scenografico che narrativo.
Nel mare vasto della serialità contemporanea il compitino non basta più. E anche le produzioni Netlfix originali dovrebbero imparare a sporcarsi di più e a cercare di evitare quella costante patina finta che le avvolge.
Il cast
- Iman Benson
- Adia
- Igby Rigney
- Ruth Codd
- Aya Furukawa
- Annarah Cymone
- William Chris Sumpter
- Sauriyan Sapkota
- Heather Langenkamp la direttrice
- Zach Gilford, l’infermiere