Il cambiamento climatico e la società consumistica sono sempre di grande attualità nell’audiovisivo, specialmente nella serialità. In occasione del finale di The Mosquito Coast, abbiamo intervistato la protagonista femminile Melissa George, interprete di Margot, la moglie di Allie Fox (Justin Theorux) che insieme ai figli adolescenti Dina (Logan polish) e Charlie (Gabriel Bateman) viaggia dagli Stati Uniti al Messico per portarli in una realtà diversa mentre fuggono dalle autorità e dal governo.
The Mosquito Coast, di cosa parla la serie?
Basato sul best-seller di Paul Theroux e interpretato da suo nipote Justin Theroux, Melissa George, Logan Polish e Gabriel Bateman, The Mosquito Coast segue il pericoloso viaggio di Allie Fox, un idealista radicale e brillante inventore, che sradica la sua famiglia alla volta del Messico quando si trova improvvisamente in fuga dal governo degli Stati Uniti, dai cartelli e dai sicari.
Nella seconda stagione i Fox si avventurano nella giungla guatemalteca per incontrare una vecchia amica e la sua comunità di ricercati; questo nuovo rifugio, però, crea non pochi problemi alla famiglia che resta invischiata in un conflitto tra i rampolli di un signore della droga locale. Quando Allie e Margot si trovano in disaccordo sullo stabilirsi o continuare a spostarsi, decidono di seguire strade diverse per garantire il futuro della loro famiglia. Dall’esito di questa scelta si capirà se la famiglia Fox si dividerà per sempre o si unirà ancora di più…
La seconda stagione di The Mosquito Coast è prodotta da Mark V. Olsen e Will Scheffer, Stefan Schwartz, Evan Katz, Rupert Wyatt, l’autore Paul Theroux e il protagonista della serie Justin Theroux. Alan Gasmer, Peter Jaysen e Bob Bookman sono produttori esecutivi per Veritas Entertainment Group. La serie è creata per la televisione da Neil Cross che è anche produttore esecutivo. Sviluppata da Neil Cross e Tom Bissell, The Mosquito Coast è una produzione Fremantle per Apple TV+.
Intervista a Melissa George, da Alias a The Mosquito Coast
Prima di tutto, lasciami dire quanto sono emozionato per quest’intervista. Seguo il tuo lavoro dai tempi di Alias e ho amato molto quella serie e la storyline di Lauren Reed.
Quel ruolo fu interessante perché ero convinta di firmare per interpretare l’amorevole moglie di Vaughn mentre Sydney era addormentata. Poi improvvisamente sono il cecchino sul tetto e l’assassina. Quella sì che è una parte!
The Mosquito Coast è una serie che parla di ciò che stiamo facendo a questo pianeta e alle persone che non vengono più considerate “consumatori”. È un punto di vista molto forte. Cosa ci puoi dire sul “cuore” dello show?
Penso che la parte fondamentale del libro da cui è tratta la serie è sempre stata questo. È incredibile come 30 anni fa ci sia stato un romanzo che parla di questo e oggi 30 anni dopo ne stiamo ancora parlando, e anzi la materia forse è ancora più rilevante. È come se Paul Theroux avesse visto qualcosa di così lungimirante e avesse mostrato un’opinione talmente radicale sul mondo pur riuscendo a mettere al centro una famiglia con le proprie dinamiche. Una famiglia che prova a mettere radici ma ogni volta che prova a scappare da ciò che non sopporta, si trova a portarsi dietro tutto quel marcio non intenzionalmente. Questo è il cuore: ogni volta che gli americani provano ad essere “meno americani” o ad evitare il capitalismo, finiscono per essere uguali o peggiori, soprattutto in un altro Stato.
Intervista a Melissa George, da The Slap a The Mosquito Coast
Questa seconda stagione ci ha dato molte risposte rimaste insolute con il ciclo inaugurale. Abbiamo conosciuto il passato di Margot e le sue responsabilità sul destino dei Fox. Le viene detto che “le persone non cambiano, rivelano solamente il proprio vero io col tempo”. Pensi che questo sia vero e soprattutto che Margot abbia mostrato il suo vero io in questa stagione?
Assolutamente. Aveva già rivelato se stessa senza volerlo in un certo senso nella prima stagione: dovevano apparentemente scappare perché aveva chiamato i suoi genitori, come se volesse venir presa in un certo senso. Volesse che questo viaggio finisse, volesse essere finalmente libera. Nella seconda stagione viene svelato che in realtà è proprio per ciò che ha commesso lei che sono in fuga e il fatto che condivida quella frase con Allie ha un doppio significato. Parla di suo marito, nel senso “quest’uomo è sempre stato così folle e radicale, oppure ha mostrato lentamente alla propria famiglia di che pasta era veramente fatto?” e il fatto che lei stessa si sia rivelata un pezzo alla volta e penso sia la battuta che meglio riassume l’intera stagione.
La serie parla anche di reinventare continuamente se stessi. Secondo te è un modo per essere liberi oppure per non prendersi le proprie responsabilità?
Diciamo che Margot si sta reinventando ma non ha altra scelta. Ora tenta di arrivare alla Mosquito Coast per salvarsi ed essere finalmente protetta dai propri crimini ma è interessante perché alla fine si viene comunque presi, in un modo o nell’altro. Viene da chiedersi: a che punto questa madre verrà arrestata? Lei è davvero brava a tirarsi fuori da qualsiasi tipo di situazione. È una vera “mamma orsa” e una vera guerriera, ma mi chiedo quale sarà il giorno in cui verrà catturata. Ancora non è successo.
In un dialogo tra Margot e Charlie, lei parla in modo molto fermo riguardo alla violenza. Non la incoraggia però dice chiaramente che a volte in situazioni disperate è l’unico modo per far sentire la propria voce, al governo o alle grandi corporazioni. È inusuale in un family drama ma mi è sembrato molto coraggioso e onesto.
Lo fa una madre per giunta! Adoro questa parte della storia. Lei è una madre ma non è una donna che chiede scusa per le proprie azioni. Se sei in determinate situazioni, con due figli e non hai né cibo né denaro né sicurezza, arrivi a fare di tutto per proteggerli. È così che funziona, non ci sono mezzi termini e negoziazioni da fare per una madre. Penso che Margot sia stata messa più volte in momenti impossibili in cui l’unico modo per uscirne era con la violenza.
Personalmente non la condono di certo, però ci sono situazioni in cui si è trovata in cui davvero non c’era altro modo. Come quando è riuscita a far uscire la famiglia dall’hacienda. Se non avesse sparato alle gomme e messo i figli in macchina, cos’altro avrebbe dovuto fare? Chiedere scusa ed essere gentile e remissiva? No, a volte deve trovare risposte forti per cavarsi d’impiccio. Ottenere ciò che desidera per sé e soprattutto per i suoi figli.
Margot è davvero un personaggio complesso, soprattutto in questa seconda stagione. È quella che possiamo definire un’attivista, non è una madre come le altre, è molto pratica e pragmatica sul mondo che la sua generazione lascia ai suoi figli. I personaggi che hai interpretato in passato – compresa Lauren Reed in Alias, che era spietata – ti hanno aiutata a costruire Margot in un certo senso?
Sì, ho recitato in una serie che si chiama The Slap, basata su un famoso romanzo. Interpretavo la madre di un ragazzino che viene schiaffeggiato dal marito perbene di una mia amica. È un ritratto spettacolare delle differenti prospettive che vengono alla luce da parte delle persone quando sei una madre magari non perfetta. In questo caso la persona che ha commesso il crimine è anche colui che è colpevole al 100%. ma è ricco con molti soldi per il miglior avvocato.
È stato un viaggio interessante perché sono stato presa al casting in Australia e un anno e mezzo dopo a New York il remake con Uma Thurman. Mi hanno re-castato nell’interpretare la protagonista Rosie, questa volta una newyorchese. Stesso ruolo ma due culture differenti. È stata una delle esperienza più meravigliose perché la prima volta non avevo figli, la seconda avevo già il primo ed ero incinta del secondo. In quest’ultimo caso ero molto più feroce e consapevole di ciò che una madre avrebbe fatto per proteggere i suoi figli. Ora che interpreto Margot, i miei bambini sono cresciuti – avevano 3 e 5 anni quando ho iniziato nel ruolo – e capisco ancora meglio il suo punto di vista nella giungla. È stato naturale.
The Mosquito Coast, il finale della stagione 2
Nel finale della stagione 2 Dina dice a Margot “Ho bisogno di te più di quanto pensassi”. Secondo te dopo la pandemia abbiamo ancor più bisogno di avere vicini i nostri cari?
Direi proprio di sì. Anche perché per una volta il mondo si è trovato unito da un evento a livello globale. Nessuno poteva dire di aver vissuto un’esperienza diversa. C’era stato un comune a cui tutti potevamo bene o male legarci e questa era il lockdown. Che ha portato a due scenari: da un lato puoi impazzire perché non puoi vedere e stare dal vivo con i propri cari, e sei costretto a rimanere da solo con i tuoi pensieri. Dall’altro puoi avvicinarti ancora di più a loro e al resto del mondo.
Per me è stato un momento per potermi fermare un attimo e godere un po’ la mia famiglia, ovviamente rispettando i protocolli in sicurezza. In The Mosquito Coast è un sogno poter andare lontano, in un posto esotico come il Messico, come fanno i Fox, anche se qualcuno li sta inseguendo. Mi chiedo quando questa famiglia riuscirà ad avere un po’ di pace. Mi chiedo anche: questa pace arriverà perché sono riusciti a “vincere” definitivamente o perché lei ha confessato e si è fatta arrestare?
The Mosquito Coast non è stato ancora rinnovato da Apple Tv+ ma il finale della seconda stagione può funzionare anche da series finale. La serie aveva già avuto un adattamento cinematografico con nel 1986 diretto da parte del regista Peter Weir, con protagonista Harrison Ford e Helen Mirren nei panni dei coniugi Fox, e il compianto River Phoenix nel ruolo di Charlie.