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Tu guarda se ci tocca difendere The Electric State. La recensione del film Netflix

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The Electric State è un film da record, probabilmente in negativo. Prima fatica dei fratelli Russo dopo The Gray Man, anche questa volta sceneggiato dalla coppia Markus-McFeely e distribuito direttamente su Netflix, sta raccogliendo titoloni per il suo budget astronomico che a quanto pare non è bastato a salvarlo. Di certo è salito in vetta della top ten, ma sarà soltanto hate-watching? 

The Electric State: cercando Chris

In degli anni Novanta alternativi e retrofuturistici, i robot, relegati a fare i lavori peggiori della società, si sono ribellati. Se gli umani sono usciti vittoriosi dalla guerra è stato solo grazie al Neurocaster, una tecnologia di upload della coscienza ormai ubiqua nella società. Michelle, che nella guerra ha perso tutto, vive passando da una famiglia affidataria all’altra, finché un giorno un robot bussa alla sua porta, sostenendo di avere impiantata la coscienza di Christopher, suo fratello creduto morto. Michelle e il robot s’imbarcano quindi in un un viaggio nel Sud-Ovest degli Stati Uniti, verso la Zona di Esclusione dove si sono rifugiati i robot, per mettersi sulle tracce del corpo di Chris. Ma la SENTRE, l’azienda produttrice del Neurocaster, potrebbe essere disposta a tutto pur di fermarli…

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Pessima pianificazione – La recensione

Punto numero uno: questo film è costato troppo. 320 milioni di dollari è una cifra assolutamente fuori di testa per qualsiasi film direct-to-streaming, e qualunque direttivo abbia approvato la spesa dovrebbe farsi un esame di coscienza grande quanto il Texas. Anche perché The Electric State sarebbe potuto essere il 95% del film che è con una frazione del budget, se solo qualcuno si fosse fermato a farsi qualche domanda. Questa è ancora una volta la dimostrazione del fatto che i Russo sono e rimangono dei registi di televisione: ottimi nel portare al traguardo la visione strutturata di una writers’ room, ma un po’ persi quando si tratta di capire in che direzione timonare la barca. Cosa che va benissimo, significa solo che Hollywood deve capire come utilizzarli in modo sensato al di fuori dello strettamente controllato ecosistema Marvel.

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The Electric State: forse ce lo meritiamo

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Questo detto, però, The Electric State non è neanche la “pila di spazzatura” o “uno dei peggiori film mai fatti “ come scrivono in giro. È solo un film incredibilmente generico, ambientato in un universo narrativo originale con spunti interessanti ma poco sviluppato — esattamente come un milione di altri blockbuster pensati per il pubblico under 15. E soprattutto è esattamente il film che ci meritiamo come consumatori di Netflix. Ogni settimana vediamo tutti cosa finisce in top ten, e sappiamo bene che spesso non è alto cinema. Se continuiamo a premiare con la nostra attenzione dei prodotti generici, Netflix continuerà a produrli e metterceli davanti.
Come pubblico siamo tutt’altro che passivi e tutt’altro che inermi, ricordiamocelo. 

Il cast

Se non altro, The Electric State vanta un cast iridato: Millie Bobby Brown è Michelle, una ragazza che ha perso la sua famiglia, mentre Woody Norman è Christopher, suo geniale fratello minore che forse è ancora vivo. Chris Pratt è Keats, un contrabbandiere delle lande desolate. Stanley Tucci è Ethan Skate, determinato amministratore delegato della SENTRE e inventore del Neurocaster, e Giancarlo Esposito è il Colonnello Bradbury, un leggendario cacciatore di robot. Nel cast anche Ke Huy Quan nei panni del Dottor Amherst, un ex scienziato della SENTRE, e Jason Alexander in quelli di Ted, genitore affidatario di Michelle. D’eccezione anche il cast vocale che anima i robot, che vede la presenza di Woody Harrelson, Anthony Mackie, Brian Cox e Jenny Slate.

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The Electric State

The Electric State non è neanche la “pila di spazzatura” o “uno dei peggiori film mai fatti “ come scrivono in giro. È solo un film incredibilmente generico, ambientato in un universo narrativo originale con spunti interessanti ma poco sviluppato.

Voto:

6/10
6/10
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