Il boss è tornato. Da domenica 15 settembre Sylvester Stallone torna su Paramount+ con la seconda stagione di Tulsa King. A poco meno di due anni di distanza dal primo capitolo, riprendono le vicende di Dwight Manfredi che dopo 25 anni trascorsi in carcere senza mai tradire il “capo”, viene spedito a Tulsa. Tutti pensano di mandare l’anziano mafioso in esilio, in realtà Dwight ha tutta l’intenzione di dimostrare di essere ancora abile e operativo e trasforma Tulsa nella sua città.
Tulsa King 2, la trama
La seconda stagione di Tulsa King riparte da quanto avvenuto nel finale della prima stagione con Dwight Manfredi che viene arrestato dopo il tradimento di Stacy che per riprendere il suo lavoro alla ATF, lo denuncia sostenendo che il suo regalo fosse un tentativo di corruzione. Nonostante questo intoppo Dwight e i suoi soci stanno iniziando a farsi strada a Tulsa tra la vendita legale di droghe leggere, il bar, l’idea di aprire un casinò e altre attività. Ma l’espansione di The General Manfredi non piace a tutti, così oltre alle difficoltà con la famiglia, ci si mette anche un imprenditore locale e la mafia di Kansas City che aveva “dimenticato” Tulsa.
La recensione
Non tutto può piacere a tutti. Può sembrare scontato ma spesso ci si dimentica di questo particolare. Al di là della manifattura, di come un prodotto culturale è stato realizzato, si entra nell’ambito del gusto personale. Taylor Sheridan questo lo ha perfettamente capito. La forza del suo successo sta tutta nell’aver identificato una tipologia di pubblico che era stata dimenticata dai produttori: gli adulti. E continua a farlo serie dopo serie, stagione dopo stagione.
La seconda stagione di Tulsa King è puro intrattenimento per un pubblico maturo, che non vuole più di tanto riflettere quando si siede stanco davanti alla tv ma che vuole godere di qualcosa di dinamico, di attivo, che sia divertente e appassionante e che possa magari ricordargli quei film che vedeva quando era bambino o adolescente.
Un prodotto che lo aiuti anche a sentirsi meno solo in un mondo di cui è sempre più complesso capirne le coordinate. Un Dwight spaesato tra burocrazia e ritrovati della modernità come le criptovalute, rappresenta proprio l’uomo medio davanti alla tv.
Ma il mafioso Dwight Manfredi sa anche citare Oscar Wilde, sa prevedere le mosse degli altri, è un astuto criminale anziano che ha ancora voglia di dimostrare ai più giovani come si gestiscono gli affari. In questa seconda stagione Dwight dovrà fare i conti con nuovi spietati nemici perfettamente interpretati da Neal McDonough e Frank Grillo, ma anche con l’arrivo della figlia, mostrando quel lato umano e familiare che spesso sfugge nei film di gangster. Anche i criminali “tengono famiglia”.
Certo Tulsa King è piena di semplificazioni e accorgimenti utili a mettere in luce il suo protagonista. Ci sono risvolti trattati in modo semplicistico nel loro svolgimento solo perché funzionali all’evoluzione della trama. Ma si perdona tutto a Dwight e alla sua gang perché bisogna riconoscere il merito a Stallone, Sheridan e a Terence Winter (tornato come sceneggiatore dopo aver lasciato nel corso della prima stagione) di esser riusciti a creare una serie che conosce il suo pubblico e sa come farlo divertire. E questo non è mai qualcosa di negativo.
Il cast
- Sylvester Stallone: Dwight “il generale” Manfredi
- Max Casella: Armand “Manny” Truisi
- Domenick Lombardozzi: Don Charles “Chickie” Invernizzi
- Garrett Hedlund: Mitch
- Jay Will: Tyson Mitchell
- A.C. Peterson: Pete “The Rock” Invernizzi
- Andrea Savage: Stacy Beale
- Martin Starr: Lawrence “Bodhi” Geigerman
- Dana Delany: Margaret Devereaux
- Neal McDonough: Cal Tresher
- Frank Grillo: Bill Bevilacqua
- Annabella Sciorra: Joanne Manfredi
- Tatiana Zappardino: Tina Manfredi
Summary
Tulsa King è l’ennesimo prodotto di Taylor Sheridan che sa qual è il suo pubblico, sa come accontentarlo e come realizzare un godibile prodotto di intrattenimento.
Voto:
7/10