Unabomber: un nome due volti è il documentario su Rai 2 stasera giovedì 13 ottobre 2022, prodotto da Rai Documentari e Verve media Company, scritto da  Luciano Palmerino e Giuseppe Rinaldi e Valentina Magrin e diretto da Alessandro Galluzzi. Unabomber è il nome con cui erano identificati sia un criminale americano che uno italiano che hanno occupato le cronache negli anni ’70 e 2000.
Da un lato c’era Theodore Kaczynski, l’Unabomber americano che mandava pacchi bomba in nome di una guerra personale contro la tecnologia. Dall’altro quello italiano non è mai stato scoperto non rivendicava gli attentati, agiva con motivazioni misteriose colpendo anziani, donne e persino bambini, forse spinto da un meccanismo di emulazione dell’omologo americano.
Il documentario parte proprio da qui e si avvale delle testimonianze di Gianni Riotta, di David Wright una delle vittime scampate all’attentato e  David Kaczynski, il fratello di Theodore. Il nome Unabomber è stato dato dall’FBI a Kaczynski e indicava University and Airline Bomber perchè l’attentatore colpiva le universitĂ e aveva cercato di fare una strage su un volo.
Chi era l’Unabomber americano?
Kaczynski l’Unabomber americano, era un genio matematico schizofrenico. A 27 anni lascia l’incarico di professore a Berkley e dalla fine degli anni ’70 fino al 1995 farĂ 3 vittime e 23 feriti con i suoi pacchi bomba. Venne arrestato nell’aprile del 1996. La serie Manhunt – Unabomber ha raccontato proprio questa caccia all’uomo.
L’omologo italiano
Nel 1994 inizia a colpire nel Nord Est l’Unabomber italiano. La sua attivitĂ comincia senza clamori, seguendo un filo rosso noto solo a lui, gettando nel panico il Paese intero. Tra il 1994 e il 2006 Unabomber ha fabbricato piĂą di 30 ordigni esplosivi, sempre piĂą sofisticati e pericolosi, seminando terrore nelle sagre di paese, sulle spiagge dell’adriatico, nei supermercati, nei cimiteri, nelle chiese.
Il primo attentato è alla sagra degli Osei il 21 agosto 1994 a Sacile in provincia di Pordenone. Un “tubo bomba” lasciato nei pressi di una fontanella ferisce superficialmente una mamma e le due sue figlie. E’ il primo di una serie di attentati, uno davanti a un centro commerciale di Pordenone, un altro vicino alla Chiesa ad Aviano e due ordigni ad Azzano Decimo durante la sfilata di Carnevale.
Nell’estate del 1996 un uomo a Lignano Sabbiadoro aprendo l’ombrellone viene ferito da un oggetto che gli recide l’arteria femorale facendolo finire per diverse settimane in coma. L’allora sostituto Procuratore di Venezia, Felice Casson, fa compiere dei raffronti agli artificieri, che non lasciano dubbi. La mano dietro gli attentati è sempre la stessa. Dopo 4 anni di pausa torna a colpire sempre in spiaggia a Lignano Sabbiadoro con un tubo metallico sul bagnasciuga. L’attentatore passa a piccoli congegni che inserisce nei supermercati in una confezione di uova, in una salsa di pomodoro. Si accanisce poi sui bambini come nell’attentato del 25 aprile 2003, in cui rimane ferita Francesca Girardi. La vittima perde l’occhio destro e subisce gravi danni alla mano e al braccio destro.
Le indagini e l’indiziato
Le indagini puntano sull’ingegnere Elvo Zornitta, esperto di esplosivi. Durante una perquisizione vengono sequestrate delle forbici. Le sue lame risultano compatibili con i tagli trovati su un lamierino rinvenuto nell’ordigno nell’inginocchiatoio della Chiesa di Sant’Agnese a Portogruaro il 2 aprile del 2004. Il colpevole sembra rintracciato. Ma la svolta improvvisa arriva quando l’avvocato di Zornitta scopre che il lamierino sia stato tagliato con le forbici dopo il sequestro. Una manomissione compiuta dal direttore del laboratorio Ezio Zernar. Il caso viene archiviato e di Unabomber non si parlerĂ piĂą.