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Via Poma un mistero italiano, il documentario su Rai 2 con i contributi di Corrado Augias e Franca Leosini

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Via Poma. Un mistero italiano è il documentario in onda giovedì 19 ottobre su Rai 2 in prima serata prodotto da  Gedi Digital in collaborazione con Rai Documentari, che nasce dal podcast di Giacomo Galanti “Le ombre di via Poma”, adesso disponibile anche su RaiPlay Sound.

Scritto da Giacomo Galanti e Leonardo Meuti la narrazione principale è affidata al vicedirettore di Repubblica, Carlo Bonini, e i contributi, tra gli altri, di Corrado Augias e Franca Leosini. L’idea del documentario nasce dopo la serie podcast di Giacomo Galanti Le ombre di via Poma – ora disponibile su RaiPlay Sound – dove già venivano messi in fila alcuni punti oscuri della vicenda mai analizzati prima. Da allora, era il 2021, il caso è stato riaperto dalla  Procura di Roma – su esposto della famiglia Cesaroni – e anche la Commissione Antimafia ha aperto un’istruttoria.

Via Poma Un mistero italiano su Rai 2

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Il delitto di via Poma ha avuto tanti inizi ma ancora nessuna fine. Il 7 agosto 1990 una ventenne romana, Simonetta Cesaroni, viene uccisa con 29 coltellate nell’ufficio degli Ostelli della gioventù dove lavora come contabile. Ufficio che si trovava proprio in via Poma, nel centro di Roma. In pochi giorni la vicenda monta a dismisura, diventando, ancora oggi, uno dei gialli più seguiti in Italia. Il perché è semplice: in questi 33 anni l’omicidio di Simonetta Cesaroni ha racchiuso in sé tutto e il contrario di tutto. Sicuri colpevoli che non lo erano come il portiere Pietrino Vanacore, errori nelle indagini, un lungo processo in tre gradi di giudizio e chiari depistaggi.

Il documentario

Un documentario che oltre a raccontare la storia finita in tutti questi anni su giornali e in tv, accende un riflettore dietro le quinte del caso. C’è infatti una dimensione mai esplorata nel delitto di via Poma dove si muovono oscuri personaggi che non hanno detto tutto quello che sapevano. O che addirittura hanno sempre mentito.

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Decisive saranno in questo senso due testimonianze inedite rese da persone che non hanno mai parlato prima di oggi. La prima è quella di una ex dipendente degli Ostelli della gioventù, la stessa associazione per cui lavorava Simonetta Cesaroni e nella cui sede regionale è stata uccisa. Dalle sue parole emergono alcuni dettagli importanti che fanno guardare al delitto in maniera diversa e indicano un sentiero mai battuto dagli investigatori. O solo sfiorato.

La seconda è invece quella di un residente del quartiere dove è stato commesso l’omicidio che, proprio il pomeriggio del 7 agosto 1990, fece uno strano incontro che potrebbe essere collegato al delitto.

In Via Poma. Un mistero italiano si cerca così di scavare nel non detto e capire cosa sia andato storto in questi 33 anni di inchieste. Perché quasi tutti sanno che ci sono stati tre grandi sospettati per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, risultati poi innocenti. Subito il portiere del palazzo, Pietrino Vanacore. Poi il giovane Federico Valle e, 20 anni dopo il fatto, l’ex fidanzato della vittima, Raniero Busco. Ma in pochi conoscono il muro di gomma fatto di bugie, mezze verità e depistaggi eretto intorno a quel palazzo e a quell’ufficio per impedire di sapere quel che è successo davvero il 7 agosto 1990.

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Gli autori sono tornati sul luogo del delitto, in via Poma, e nel quartiere Tuscolano dove viveva Simonetta. E hanno cercato di ricostruire la vicenda attraverso interviste ad alcuni protagonisti del caso. Molti però mancano all’appello. Alcuni perché sono morti, altri perché non vogliono parlare. Dopo 33 anni, il delitto di via Poma fa ancora paura.

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