Dopo il successo de L’uomo invisibile del 2020, la Universal è Leigh Whannell ci riprovano: sul tavolo di rianimazione questa volta è l’uomo lupo, un altro dei mostri classici introdotto nell’omonimo film del 1941. Wolf man è prodotto da Blumhouse productions e arriva nelle sale italiane questo 16 gennaio.
Wolf man: Il terrore striscia nel bosco
Blake, uno scrittore in crisi che vive a San Francisco con la moglie Charlotte e la figlia Ginger, riceve una notizia che attendeva da molto tempo: suo padre, scomparso da tempo, è stato finalmente dichiarato morto. Blake allora parte alla volta della sua terra natale, una valle isolata fra le foreste dell’Oregon in cui non mette piede da quasi vent’anni, per occuparsi della casa, insistendo per farne una gita di famiglia per riconnettersi con Charlotte e mostrare a Ginger i luoghi della sua infanzia. Ma il viaggio è subito deragliato da una misteriosa e inquietante creatura che vive nella foresta, una creatura che potrebbe avere un legame con il passato di Blake. E tutto si complica quando Blake viene graffiato e inizia notare degli strani cambiamenti…
Il dono del non visto
Se Wolf man ha un pregio, quello è il senso della misura. Che non significa minimalismo a tutti i costi, ma sapere quando mostrare e quando non mostrare, quando strafare e quando contenersi. Il film è ambientato quasi tutto lungo una interminabile, terrificante notte, dentro o attorno la casa del padre di Blake. Niente digressioni, niente distrazioni. Anche visivamente, le pozze d’ombra ed il generale trend all’avere un’immagine molto buia sono sfruttati per ottenere la massima tensione, e i momenti di quiete finiscono per fare più paura di quelli di caos.
Wolf man e il ritorno al medio
Il risultato è un creature horror che sa benissimo cosa vuole essere e, avendo definito delle regole del gioco molto chiare, riesce a regalarci delle sorprese interessanti e toccanti. Perché Wolf man vive in un mondo che ormai è raro visitare nel cinema contemporaneo: quello del film a medio budget (è costato 25 milioni) — uno in cui ci sono abbastanza risorse per eseguire bene la propria idea, ma non abbastanza per distrarsi, sbrodolarsi addosso o avere troppi cuochi ai fornelli in un modo che diluisce l’idea originale.
Un mondo pieno di promesse per la Hollywood di domani che aspetta solo di essere scoperto.
Il cast
Christopher Abbott è Blake, in difficoltà come scrittore ma profondamente dedito alla figlia Ginger, interpretata dalla giovane ma bravissima Matilda Firth. Julia Garner è invece Charlotte, moglie di Blake e madre di Ginger, una giornalista rampante che il lavoro ha distanziato un po’ dalla vita familiare. Infine, Sam Jaeger è il padre di Blake, un ex militare dai modi bruschi e protettivi.
La recensione
Wolf man è un creature horror che sa benissimo cosa vuole essere e, avendo definito delle regole del gioco molto chiare, riesce a regalarci delle sorprese interessanti e toccanti, riportandoci al mondo dorato del film a medio budget.
Voto:
8/10