A volte, i film che vogliono trattare in qualsiasi modo di diritti delle donne peccano di retorica, o si concentrano in maniera ossessiva sulle violenze e sui soprusi, proiettandoli sullo schermo in maniera inutilmente esplicita e dettagliata. Women Talking – Il diritto di scegliere, cambia completamente il focus. Scritto e diretto da Sarah Polley, è tratto da un romanzo omonimo del 2018 scritto da Miriam Toews, che a sua volta è ispirato a una storia vera, quella della Manitoba Colony, un colonia mennonita isolata dal resto del mondo in Bolivia. Il film ha vinto l’Oscar per la sceneggiatura non originale, è prodotto da Orion Pictures, Plan B Entertainment, Hear/Say Productions e arriva nei cinema italiani l’8 marzo, distribuito da Eagle Pictures.
Women Talking, una agghiacciante storia vera
In una colonia mennonita fuori dal tempo e dallo spazio (non ci vengono date coordinate fino a molto tardi nello svolgimento della pellicola) delle donne si svegliano piene di lividi e ferite, senza nessun ricordo di quello che gliele ha procurate, e poi rimangono incinte. Va così da sempre, e hanno imparato a non farsi troppe domande e a dare la responsabilità di questi attacchi a forze divine e sovrannaturali. Un giorno, però, due bambine scoprono uno dei colpevoli di queste violenze, e le donne lo costringono a fare altri nomi. Gli uomini colpevoli vengono portati in città e messi in prigione. Il resto degli uomini della colonia va con loro per vendere qualcosa e procurarsi i soldi per la cauzione. Le donne, rimaste nella colonia, a cui non è stato insegnato né a leggere né a scrivere, devono capire cosa fare. Le opzioni sono tre: rimanere e perdonare, rimanere e combattere, andarsene.
A una prima votazione collettiva, rimanere e combattere e andarsene sono pari. Tre famiglie di donne vengono scelte per discutere civilmente di cosa fare. Si riuniscono in un fienile, e cominciano a vagliare le loro opzioni. Importante, per loro, la componente religiosa, l’unica che gli è stata insegnata. Insieme a loro August, unico uomo rimasto e maestro di scuola dei bambini, che ha accettato di fare da segretario all’assemblea. I pareri, però, sono tutto tranne che unanimi. Ona, incinta a seguito di una violenza, ha un’animo sognatore e filosofico, che la porta a viaggiare con la mente. É gentile e disposta all’amore nonostante tutto. Salomè è arrabbiata, ha tentato di assaltare gli assaltatori con una falce ed è disposta a tutto per difendere i suoi figli. Vuole restare e combattere. Personaggio particolarmente complesso è Mariche, arrabbiata e distruttiva, sofferente e persa nella propria corazza. Insieme, dovranno decidere il destino di tutte le donne della colonia. Prima che sia troppo tardi.
Women talking, la rifondazione dell’universo
Il nucleo di Women talking, le sue fondamenta, girano tutte attorno al fienile in cui le donne si riuniscono per decidere. Come un’assemblea nell’Antica Grecia. Queste donne, che non conoscono nulla che non sia la colonia, con le sue gerarchie patriarcali e la sua religione, devono fare una cosa rivoluzionaria: devono creare un nuovo universo, o meglio rifondarlo. Sono le madri originarie di qualcosa di nuovo, di una coscienza risvegliata. Mentre parlano, scopriamo qualcosa di loro, dei loro legami familiari, dei loro rancori. Gli uomini non appaiono mai sullo schermo, ad eccezione di August e dei bambini, esistono solo come potenze esterna, oscura, violenta, pari alla divinità. Queste donne, coraggiosissime e ognuna connotata da un modo diverso di rispondere al trauma, sono capaci per la prima volta di prendere coscienza della loro condizione, di quello che gli è stato fatto, di come quest’ordinamento sia radicato nella loro organizzazione. Non si tirano indietro, e parlano a viso aperto e in maniera dolorosamente sincera anche quando alcuni problemi pratici si pongono all’orizzonte. Rimanere e uccidere, rendendosi peccatrici al pari degli uomini, o andarsene lasciando anche i loro figli indietro? Fino a che età un ragazzino cresciuto nella colonia è ancora salvabile?
Andando oltre l’ovvio, Women Talking è una bella storia di autodeterminazione, sottolinea l’importanza di poter scegliere nel bene e nel male, eccetera eccetera, abbiamo davanti un film che sfugge alle definizioni, non ovvio nella sua ovvietà (quello che dicono queste donne non è nuovo, ma suona rivoluzionario nel suo disarmo), recitato benissimo e scritto ancora meglio, che evita magistralmente retorica e pietismo. Alla fine della pellicola vorresti saperne di più, di queste donne così diverse ma così pronte a darsi manforte, a scusarsi, ad abbracciarsi, a cantarsi una canzone per calmarsi.
Il trailer
Il cast
Rooney Mara è Ona, ragazza incinta e sempre sorridente, che sogna una comune di donne istruita e libera. Claire Foy è Salome, ribelle e determinata, pronta a risolvere tutto con una falce, madre instancabile. Jessie Buckley è Mariche, arrabbiata e spaventata, trincerata dietro l’aggressività. Judith Ivey interpreta Agata, una delle donne più anziane. Sheila McCarthy è Greta, delicata quanto forte, amante dei cavalli. Michelle McLeod è Mejal, e Kate Hallett e Liv McNeil sono rispettivamente Autje e Nietje, le più giovani dell’assemblea, legate da un’amicizia indissolubile e tenerissima.
La recensione
Andando oltre l’ovvio, Women Talking è una bella storia di autodeterminazione, sottolinea l’importanza di poter scegliere nel bene e nel male, eccetera eccetera, abbiamo davanti un film che sfugge alle definizioni, non ovvio nella sua ovvietà (quello che dicono queste donne non è nuovo, ma suona rivoluzionario nel suo disarmo), recitato benissimo e scritto ancora meglio, che evita magistralmente retorica e pietismo.
Voto:
8.5/10