You è finito con una quinta stagione da 8 puntate. Siamo scesi dall’ottovolante creato da Sera Gamble e Greg Berlanti senza alcuna voglia di tornarci e anzi con la delusione di un percorso accidentato, rallentato e mai davvero adrenalinico. Quando debuttò You, Greg Berlanti era uno tra i produttori più prolifici della tv, le sue serie tv avevano un’identità ben precisa, si rivolgevano a un pubblico adolescenziale/tardo-adolescenziale/perennemente adolescenziale, portando personaggi semplici, storie d’amore a gogo, eroi senza macchia e senza paura, il tutto condito con un marcato gusto popolare. Erano l’ideale per The CW, Italia 1 e per la prima Netflix.
You da guilty pleasure a…
In questo senso You rappresentava un tentativo di alzare l’asticella e accompagnare la crescita di quel pubblico che aveva coccolato per anni. Joe Goldberg grazie al fascino magnetico, tormentato, da bad boy di Penn Badgley era l’ideale per seguire questa maturazione. La serie, nata su Lifetime, adattamento di un romanzo omonimo di Caroline Kepnes, era quel giusto mix tra i film tv romantici e quelli nel segno del giallo proposti dal canale. Un eroe negativo, dal fascino magnetico, che è impossibile da odiare ma che fa anche cose orribili, ma sembra fare tutto per amore. La prima stagione era stata un guilty pleasure ideale, piena di cose così assurde che era impossibile da prendere sul serio, come se il male venisse smorzato da un’aurea da favola nera. Joe incarna una serie di pericoli che si possono incontrare nella vita, diventando così una sorta di totem del male da tenere lontano.

Giocando con i colpi di scena, sfruttando il voiceover quasi ipnotico di Joe Golgberg (almeno nella sua versione originale) la serie è andata avanti negli anni, diventando un buon successo per Netflix che la salvò dopo la decisione di Lifetime di mollare la serie. Il pubblico era curioso di vedere fino a dove poteva spingersi Joe Goldberg nella sua ossessione dell’amore. Fino ad arrivare a questo quinto capitolo in cui il protagonista è tornato nella sua New York e in quella libreria dove tutto è cominciato. E non a caso per rispettare quell’idea che i finali di serie debbano omaggiare il passato, ecco spuntare anche diversi volti del passato di Joe.
La ricerca della normalità
Ma il vecchio Joe non c’è più. Per quanto gli autori ci provino, per quanto il personaggio ci provi, Joe ormai è vittima delle decisioni degli altri, non è più l’artefice del proprio destino, subisce per poi reagire. E tutta la magia del passato sembra essere svanita. Puntata dopo puntata in questa quinta stagione, gli autori si sono sforzati di aggiungere difficoltà a difficoltà, di creare problemi attraverso i personaggi, di mostrarci quanta oscurità ci sia in ciascuno di noi. Ma anche i discorsi più profondi si perdono dentro un contesto assurdo e surreale in cui tutto è estremizzato e possibile, in cui le distanze non contano, in cui tutti sono sempre dove devono stare nel momento in cui devono esserci.
Il tentativo di rendere umano Joe, un padre che vuole difendere la sua famiglia, un uomo alla ricerca dell’amore vero/puro/assoluto, si infrange nella necessità di aggiungere vivacità alla serie e di non perdere quell’anima violenta, quel gusto per il sangue dolce, senza mai scadere nella brutalità estrema. Cercando di evolversi senza però perdere la propria identità, You finisce per inseguire una convenzionalità che non le compete. Chi guarda You vuole lasciarsi sedurre, vuole divertirsi col fascino del male, non cerca razionalità, accetta anche i colpi di scena più assurdi, consente ai personaggi di cambiare nell’arco della stessa scena. La coerenza non fa parte del mondo di You.

You 5 spoiler finale
Per questo il finale scelto è deludente. Qui entriamo in spoiler spinti quindi siete avvertiti e se non vi sta bene allontanatevi. Joe in carcere è paragonabile a Dexter boscaiolo. Davvero You aveva bisogno di una conclusione lineare in cui il bene trionfa, la Lokwood diventa una no profit, Kate cambia vita, Bronte si dedica alla scrittura, Maddie è incinta e felice? Dov’è l’assurdo, l’estremo, dov’è una Bronte che dopo averlo magari ucciso fa uscire il suo lato oscuro, dov’è una Katie spietata e assetata di sangue e potere. Cos’è questa normalità. Di serie normali sono piene le piattaforme! La forza di You era consentire allo spettatore di cedere all’oscurità per 40 minuti. E allora adesso dateci un sequel nel futuro con Harry che fa evadere il padre e insieme cercano l’amore tormentato, o un prequel sulle prime pulsioni di un Joe adolescente.
Summary
Cercando di evolversi senza però perdere la propria identità, You finisce per inseguire una convenzionalità che non le compete. Chi guarda You vuole lasciarsi sedurre, vuole divertirsi col fascino del male, non cerca razionalità, accetta anche i colpi di scena più assurdi, consente ai personaggi di cambiare nell’arco della stessa scena. La coerenza non fa parte del mondo di You.
Voto:
6/10