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Zero Day su Netflix spreca un soggetto forte e gli attori a disposizione con una resa debolissima

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La miniserie Zero Day è stato sicuramente un successo per Netflix con l’ennesime ottime visualizzazioni. Ma sicuramente avrebbe fatto più notizia il contrario, come un uomo che morde un cane. La prima serie di Robert De Niro e un cast con Angela Bassett, Lizzy Caplan, Jesse Plemons, Connie Britton, Dan Stevens, Matthew Modine era difficile non attirasse l’interesse del pubblico, aggiungiamoci un tema legato a big tech e potere che è molto contemporaneo.

Nonostante tutto questo Zero Day non va oltre quella che è la caratteristica ormai diventata comune a tutte (o quasi) le produzioni Netflix: un intrattenimento con cui passare qualche ora e nulla più. Possibile che una miniserie che parla di un cyber attacco agli Stati Uniti, con un black out di un minuto che causa migliaia di morti, riesca a non essere interessante? Purtroppo si quando si cerca di abbassare costantemente il livello per paura che il pubblico si allontani, se il punto di riferimento sono i gialli televisivi.

Zero Day affronta un argomento molto attuale e importante di cui è importante parlare quotidianamente. La dipendenza del nostro mondo dagli strumenti tecnologici e informatici si espone costantemente a una profonda vulnerabilità sia rispetto ad attacchi esterni che alle persone, alle società che hanno il potere di gestire queste tecnologie. L’abbrutimento dell’agone sociale a una faida continua tra tifoserie è un altro problema dirimente, agevolato dalla compiacenza di un sistema mediatico che insegue solo gli ascolti e l’interesse del pubblico e non la verità.

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La facilità con cui una menzogna può essere diffusa, rovinando la vita delle persone, diffondendo paure insensate è qualcosa di pericolosamente inquietante che la serie racconta bene. Ma anche in questo caso, lo fa in un modo superficiale come se ne potrebbe parlare davanti a un caffè. Qui entra il dubbio fondamentale cui ammetto di avere una risposta duplice e discordante: questo è un aspetto positivo o negativo? Parlare di determinati temi in un contesto semplice e accessibile dovrebbe prevalere sul desiderio di fare una serie complessa e articolata che magari potrebbe risultare difficile per qualcuno? L’aspetto didascalico batte l’arte?

Zero day è una serie piatta in cui per 5 ore Robert De Niro mantiene la stessa identica espressione a metà tra l’infastidito, il corrucciato e il preoccupato. Il resto degli attori fa il compitino semplice, recita senza entrare troppo nella parte, riproducendo ruoli già interpretati e dando alla parte quel minimo necessario per far funzionare il tutto. Sulla carta poteva essere una serie da premi per Netflix per entrare nella corsa delle miniserie della prossima stagione, dopo averla vista se dovesse succedere sarebbe abbastanza scandaloso.

Zero Day

Una miniserie piatta che non sfrutta il tema importante di cui parla nè gli attori che ha a disposizione. Un prodotto che nel 2025 non ci meritiamo se non per fare delle ricostruzioni televisive didattiche

Voto:

5/10
5/10
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